Meno auto in giro? I dati

Come ogni anno il report Autoritratto di ACI-ISTAT si rivela una fonte importante di informazioni sul tasso di motorizzazione dell’Italia e nello specifico del Polesine, ovvero il confronto tra popolazione e numero di autovetture in circolazione.

Un primo macrodato lo possiamo estrarre confrontando l’andamento complessivo della popolazione e il numero di auto nella Provincia.

Appare evidente un trend piuttosto chiaro: fino al 2020, nonostante la diminuzione della popolazione, si ha un aumento delle autovetture. Solo nel 2021 vediamo, per la prima volta in 7 anni, una contemporanea diminuzione di entrambi i fattori. Questi cali però non hanno inciso significativamente sul tasso di motorizzazione complessiva della Provincia che si assesta, per il 2021, a 695,5 auto ogni 1000 abitanti. Un valore in costante crescita, seppur contenuta rispetto agli anni precedenti, ma ancora una volta al di sopra della media nazionale (675), che ricordiamo è la più alta d’Europa. Senza dubbio l’invecchiamento della popolazione non ha fatto che ridurre il numero dei non patentati, spingendo quindi ad un sostanziale livellamento dei dati. Il tutto in un contesto, quello polesano, fortemente dipendente dall’automobile privata per accedere praticamente ad ogni servizio in particolare nei piccoli Comuni.

Il dato sulla motorizzazione polesana, in un confronto altre province, si attesta come il più alto e piuttosto lontano dal dato medio della Regione Veneto (657,2) ma anche superiore, seppur di poco, a quello della vicina provincia di Ferrara (679,8). Solo le province di Verona e Vicenza mostrano segni di calo in un contesto dove tutti i valori provinciali sono in crescita. Si potrebbe azzardare di dire che più una economia è ricca più è basso il suo tasso di motorizzazione.

Zoomando verso le aree che definiscono il Polesine (alto, medio e basso), i dati risultano molto interessanti. Emerge come il basso Polesine sia l’area meno motorizzata della Provincia (676,6) e quindi la più vicina alla media nazionale. Inoltre per il basso e medio Polesine vediamo anche un certo calo del tasso di motorizzazione nel 2021, fenomeno che non si vede nell’alto Polesine con un tasso di motorizzazione sempre più marcato (715,6).

Un ultimo sguardo a livello provinciale, prima di concentrarci sul capoluogo, lo possiamo dare a tutti i Comuni della Provincia nella consueta suddivisione per macroaree.

Il Basso Polesine si rivela il più virtuoso, con il 50% dei suoi Comuni sotto la media italiana e solo 3 sopra la media provinciale. Significativo il caso di Adria che, tra i grandi Comuni della Provincia, nonostante la crescita del tasso di motorizzazione complessiva, si mantiene sotto la media italiana con 665,3 auto ogni 1000 abitanti, paragonabile alla Francia. Curiosamente quest’area è anche quella con meno infrastrutture dedicate alle auto (ad es. autostrade).

Il medio polesine presenta un tasso di motorizzazione piuttosto elevato con solo cinque Comuni sotto la media italiana. Nel grafico abbiamo inserito anche Boara Pisani vista la sua posizione molto prossima al capoluogo che presenta un valore molto elevato (735,1). Curioso il valore di Guarda Veneta (655,9) che è l’unico Comune di tutta la Provincia sotto la media del Veneto (657,2) e di conseguenza il miglior valore.

L’alto Polesine si dimostra essere la zona più fortemente motorizzata con nessun Comune sotto la media italiana. Significativo il valore del popoloso Comune di Occhiobello (69,48) che mostra un interessante trend in continuo calo, il continuo aumento della presenza di nuclei familiari legati all’essere una periferia di Ferrara certamente contribuisce. Sempre nella zona troviamo il podio dei tre Comuni con il più alto tasso di tutta la provincia: Gaiba, con ben 839 auto ogni 1000 abitanti riesce a battere anche, il non invidiabile, record mondiale degli USA (837 veicoli ogni 1000 abitanti), seguito da Bagnolo di Po con 819 e Ficarolo con 817.

Infine, in un confronto tra i Comuni più popolosi e le aree provinciali, emerge come la maggior parte si trovi al di sotto dei valori medi provinciali, esclusa Badia (713,5).

Estendendo lo sguardo alla Regione Veneto e aree vicine, nel confronto con i capoluoghi di provincia, Rovigo spicca, insieme a Belluno (694), per trovarsi al di sopra sia della media italiana che di quella veneta (657). Un dato che viene stemperato da un lento calo del tasso di motorizzazione. Un trend che, esclusa Treviso, inizia a diventare sempre più marcato in tutto il Veneto. A dimostrazione che, forse, in un ambito prettamente urbano l’auto privata non è più così indispensabile.

In particolare per il capoluogo polesano notiamo la conferma di un trend avviato già nel 2020, che seppur molto contenuto (in termini assoluti), sembra consolidarsi avvicinandoci alla media italiana. Si tratta solamente di 366 auto in meno che se visto sulla lunga distanza, ovvero spostandoci indietro fino al 2014, è il primo significativo calo. Segno che non solo il mercato è saturo ma anche in contrazione.

Possiamo quindi provare a stimare se l’assioma “un patente un auto” possa essere confermato dai numeri. Si evince che, in una statistica che esclude le fasce d’età che tendenzialmente non guidano (under19 e over95), l’80% dei patentati possiede un’automobile. Una percentuale in leggero calo (ma anche il più significativo) che registriamo dal 2016. Un aumento della consapevolezza che forse possiamo fare a meno dell’auto per vivere a Rovigo? Che lo stantio assioma “una patente un auto” stia (finalmente) passando di moda? Solo i dati 2022 ci daranno conferma o smentita di questo andamento.

Infine uno sguardo all’area “confinante” con il capoluogo da dove quotidianamente per studio o lavoro si spostano importanti flussi di pendolari, tutti Comuni nel raggio di circa 8 di km che si trovano potenzialmente a distanza di “pedale” come: Stanghella, Boara Pisani, Villadose, Ceregnano, Pontecchio Polesine, Bosaro, Arquà Polesine e Costa di Rovigo. In questo gruppo di Comuni si nota una marcata crescita del tasso di motorizzazione (697,4). Una dinamica che potrebbe portare a “tensioni” tra centro e periferia, tra un centro più pedonale/ciclabile e una periferia in mano all’auto privata. Un maggior investimento verso una rete ciclabile competitiva extraurbana (ossia che porti dove si studia e lavora) e un TPL più capillare e frequente potrebbero stemperare questa tendenza uniformandola con il positivo andamento del capoluogo.

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