Ciclabile Chiara Lubich

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Lunghezza: 2400 metri circa; su asfalto. Parzialmente illuminata con illuminazione propria.

Descrizione: La ciclabile Chiara Lubich si sviluppa in sede propria costeggiando la ferrovia in direzione Padova. Congiunge Parco Marconi (in prossimità della stazione dei treni) con via della Fabbrica (frazione Granzette).

Omologazione normativa: Il percorso è una ciclabile per la presenza della segnaletica orizzontale corretta, segnale tondo con bicicletta bianca e sfondo blu, presente sia ad inizio che alla fine del percorso. La segnaletica orizzontale è corretta come anche le dimensioni della pista. Ricordiamo che essendo una ciclabile dovrebbe essere ad uso esclusivo dei ciclisti (Rif. art.182 c.9 CDS). Unico neo lo si trova nell’attraversamento di via dello Zuccherificio dove ci troviamo di fronte ad una intersezione semaforizzata non funzionante per i ciclisti. Qui è presente un segnale di fine pista, in verità, essendoci continuità, dovrebbero essere stati disegnati a terra i quadrotti indicanti la continuità del percorso (Chiarimento Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Prot. 4444 del 01/08/2012).Schermata del 2016-06-10 11-52-32

Infine l’intersezione con la ciclabile di via Aldo Moro non è affatto segnalata.

Manutenzione: La ciclabile è in buono stato e piuttosto pulita. Unico punto critico lo si ha sul sovrappasso di via Lina Merlin dove il terreno sta cedendo creando dei pericolosi gradini. Tempo fa le protezioni in legno lungo il Ceresolo erano crollate ma ora sono state ripristinate.

Organicità con la viabilità: Nonostante le eccezionali dimensioni e l’indubbia funzione di creare un collegamento ciclabile con la frazione di Granzette ed un rapido accesso alla zona del Cen.Ser. la ciclabile ha una natura ambigua tra arteria per il cicloturismo e percorso ciclabile urbano.
In relazione al suo rapporto con la viabilità cittadina presenta diverse ombre:

  • Si interrompe a meno di 20 metri dalla ciclopedonale di Piazza Riconoscenza e dalla ciclabile di Viale Marconi. Problema relativo, data la breve distanza, ma che fa comprendere come ci si trovi di fronte all’ennesimo mancato raccordo con gli altri percorsi esistenti;
  • Nessun raccordo chiaro con la ciclabile di Via Aldo Moro, il ciclista è costretto a salire sul marciapiede per accedervi;
  • Una volta imboccata la ciclabile, le vie di uscita/accesso sono solamente quattro ossia una ogni 600 metri, consideriamo che la pista attraversa delle zone piuttosto popolate. Non è raro infatti incrociare ciclisti lungo via Vincenzo Chiarugi che continua ad essere il percorso privilegiato per accedere a Granzette;
  • Il tratto tra il Cen.Ser. e Granzette è isolato e di notte potrebbe essere sconsigliabile percorrerlo da soli, per quanto illuminato;
  • Il marciapiede per i pedoni è presente solamente dal Parco Marconi al Cen.Ser., comportando così una potenziale promiscuità tra ciclisti e pedoni per il restante tratto.

Viceversa se consideriamo la pista come più votata al cicloturismo, abbiamo anche qui delle perplessità:

  • Nonostante la presenza di panchine sono completamente assenti fonti d’acqua (problema costante per la città di Rovigo);
  • Assenza di un raccordo esplicito con la Destra Adige (per quanto il percorso sia in sterrato) asse significativo per il cicloturismo in Polesine, distante dalla pista meno di 200 metri. Non è presente nemmeno della segnaletica che potrebbero aiutare il cicloturista ad orientarsi.

Infine sottolineiamo come la pista sia sostanzialmente parallela alla ciclabile di Viale Porta Adige che ha la stessa funzione, per quanto la ciclabile Chiara Lubich sia su di un percorso nettamente più protetto, nel tratto che va dall’Hotel Cristallo (zona stazione dei treni) fino al centro commerciale AliPer (e quindi inclusa la zona del Cen.Ser). In conclusione il percorso, per quanto pregevole, ci fa ancora una volta credere che chi l’abbia realizzato non abbia preso in considerazione con attenzione il suo reale impatto sulla mobilità dolce e quindi la sua effettiva funzionalità oltre che fruibilità oltreché a non conoscere il Codice della strada, ma a questo ci stiamo abituando.