Ancora chiuso il sottopasso ciclopedonale che collega Viale Tre Martiri con l’Ospedale di Rovigo. Nuovamente allagato e quindi impraticabile. Il ripetersi del problema fa emergere tutta l’inedaguatezza delle scelte in merito alla viabilità ciclistica dell’area.
Iniziando dal sottopasso, ci si trova di fronte ad una infrastuttura inadatta alle bici con una pendenza del 3% seguita da una curva a gomito molto netta, giustamente indicate con dei segnali di pericolo ma che di certo non risolvono il problema. Problema legato ad una progettazione approssimativa. Problema aggravato (e quindi confermato) dai continui allagamenti legati a dei problemi di deflusso delle acque piovane. Deflusso reso ancora più difficoltoso dalle recenti opere di tombinatura del fosso a fianco di via Stacche rese “necessarie” per il futuro “inesorabile” ampliamento della zona residenziale a ridosso della SS16.
L’Associazione si chiede se, a questo punto (visti anche i numerosi ciclisti che attraversano la rotatoria), non sia il caso di rivedere completamente l’impianto della rotatoria stessa che è, oggi in particolar modo, una barriera invalicabile e pericolosa per gli utenti deboli della strada. Un passaggio cruciale per chi deve dirigersi all’Ospedale o alla Cittadella sanitaria o al quartiere sviluppatosi attorno a via Micca. Ci preme ricordare che l’ULSS5 è la più grande azienda della nostra Provincia, generatrice di un traffico importante. Ci troviamo quindi di fronte ad una rotatoria che, vista la scarsa cura nei sottopassi, è stata pensata e creata esclusivamente nell’ottica di un unico mezzo di trasporto. Nemmeno l’apertura del nuovo passaggio da via Maffei, nei fatti, può stemperare quello che è evidente: i tempi per superare la SS16 per un ciclista sono triplicati se sceglie di usare questi sottopassi. Come può essere questo un incentivo a fare scelte più sostenibili e salutari quando le opzioni sono pericolose e tortuose? Non si esclude di fatto l’accesso ai servizi sanitari a quelle categorie che scelgono o devono muoversi in modo diverso? Giovani, anziani o non automuniti?
L’Associazione quindi propone di rivedere completamente l’impianto della rotatoria suggerendo di sottrarre una delle tre corsie al traffico dei mezzi a motore per dedicarla al transito delle bici. Una soluzione che, per i radicati, quanto antiquati, standard italiani, che vogliono una separazione netta del veicolo bici dagli altri veicoli, può apparire surreale ma che in molti Paesi europei è ormai lo standard per la circolazione nelle rotatorie. Ma si sa, le Alpi sono una barriera insormontabile.
Una soluzione questa che forse non verrà mai presa in considerazione da Veneto Strade che gestisce quel tratto. Eppure la precedente amministrazione comunale, nel lontano 2017, ha fatto rimuovere gli archetti lungo i cordoli della rotatoria, motivandola proprio dalla necessità di tutelare l’incolumità dei ciclisti che attraversano la stessa. L’inserimento delle corsie ciclabili sarebbe anche una soluzione che avrebbe l’indubbio vantaggio di restringere la rotatoria e quindi di rallentare le auto che poi, sistematicamente, si infilano in Viale Tre Martiri non rispettando mai il simbolico limite dei 30km/h, con il risultato di continui incidenti per pedoni e ciclisti in questi tratti di strada.
L’Associazione si chiede se ci sarà mai una vera riflessione approfondita su queste tematiche. Una riflessione (e dei conseguenti interventi) che tenga in considerazione l’incidentalità, la velocità di connessione e tutti gli utenti della strada. Sarà questo l’approccio per la nuova (e tanto attesa) rotatoria Buso/Sarzano? Certamente no.