Come ogni anno in prossimità della Giornata mondiale in memoria delle vittime della strada, il prossimo 20 novembre, vengono pubblicati i dati relativi all’incidentalità in Veneto. Dati fondamentali per comprendere anche le dinamiche locali.
Il primo dato da osservare riguarda il numero dei sinistri avvenuti nella Provincia di Rovigo.

Da uno sguardo alla serie storica, emerge come l’incidentalità complessiva nella Provincia segni un piccolo calo (escludendo il 2020 segnata dalle limitazioni alla mobilità). Un calo non troppo significativo (537) ma il migliore dal 2010 con anche una conseguente importante riduzione dei feriti (oltre 100 in meno rispetto al 2019). Purtroppo la mortalità resta stabile, con quasi due morti sulla strada al mese (1,7) e oltre un sinistro al giorno (45 al mese).
Per dare avere una ulteriore misura di questi dati, è necessario fare un confronto con le altre Province venete e, purtroppo, la nostra non ne esce affatto bene.

I dati parlano chiaro: le strade polesane sono mortali il doppio (4,10) rispetto a Verona (1,74), Vicenza (1,64) e Padova (1,77). Solo Belluno e Treviso si avvicinano al nostro “record”. Dati analoghi anche per la pericolosità. Il dato presenta un evidente parallelismo con il tasso di motorizzazione, portando ad una banale conclusione: maggiore è la presenza di auto maggiore è la pericolosità delle strade.
Guardando nello specifico la localizzazione degli incidenti in ambito provinciale, possiamo distinguere tra quelli avvenuti in ambito abitato e quelli fuori dallo stesso. Emerge che la maggior parte avvengono nell’abitato (55% contro il 45% fuori).

Se andiamo ad applicare gli indici specifici sulla base della localizzazione degli eventi, emerge come il tasso di mortalità e di pericolosità delle strade fuori dall’abitato siano nettamente più pericolose, con valori tre volte più alti rispetto a quelle urbane, nonostante un numero più contenuto di sinistri.

Riguardo invece la tipologia dell’utente coinvolto, ben il 59% dei morti sulle nostre strade è rappresentato da utenti vulnerabili, dove spiccano i motociclisti con un importante 32%.

Passando invece al capoluogo, anche qui possiamo notare un calo complessivo degli incidenti e feriti per i sinistri e purtroppo ancora una volta stabile il dato sui morti. Si evince anche qui un leggero miglioramento della sicurezza stradale cittadina.

Anche per Rovigo però, i numeri complessivi perdono di ottimismo se confrontati con i capoluoghi delle altre province venete (abbiamo inserito anche Bassano del Grappa per dimensione demografica simile).

Emerge quindi che nonostante gli incidenti per abitante non siano elevati come in altre città, la loro pericolosità, mortalità e lesività risultano essere molto elevati, più del doppio per alcuni indicatori in particolare la mortalità e la pericolosità. Due podi poco invidiabili. Dati che dovrebbe spingere ad un impegno concreto e urgente ad aumentare la sicurezza delle nostre strade che non può non passare per una riduzione della velocità.
Restando nell’ambito del Comune di Rovigo, passiamo a dare uno sguardo alle tipologie di utenti coinvolti in sinistri. Non emerge una significativa riduzione per i ciclisti che, seppur con un buon dato (51 casi), resta piuttosto stabile negli anni. Più significativo il dato riguardante le automobili con un calo dei mezzi coinvolti di oltre 30 unità ma comunque sopra le 200 annuali. Si tratta, a ogni modo, di lievi cambiamenti, nella direzione giusta, ma pur sempre lievi.

Analizzando la localizzazione degli incidenti in ambito comunale, vediamo che 2/3 degli incidenti avvengono nell’ambito urbano.

Ma con tassi di pericolosità e mortalità che, anche in questo caso, sono rispettivamente il doppio e il triplo nell’ambito fuori dell’abitato rispetto all’urbano.

Analizzando, viceversa, le tipologie di veicoli coinvolti in sinistri abbiamo ben il 71,4% che sono stati causati da auto (65,7%) e mezzi pesanti (5,7%) viceversa gli utenti vulnerabili rappresentano solo il 28,6% principalmente rappresentati dai ciclisti (15,4%). Valori che, come abbiamo evidenziato sopra, restano stabili in proporzione da almeno un decennio. Si sottolinea inoltre che per quanto riguarda i decessi avvenuti nelle strade rodigine hanno coinvolto principalmente automobilisti ben 5 su 6 (un motociclista).

In conclusione, si nota in primo luogo una stabilità che non racconta molto altro che una inerzia per raggiungere gli obiettivi di Vision Zero fissati in ambito europeo, ovvero zero morti nelle strade entro il 2050. In particolare è evidente come sia necessario (e prioritario) un intervento deciso per ridurre pericolosità e mortalità delle nostre strade extraurbane in particolar modo per i centauri.