Sabato 3 marzo Fiab e Legambiente hanno presentato a Bologna il dossier “Bici in Città”. Dallo studio, realizzato incrociando i dati sulla mobilità ciclistica delle città italiane, emerge l’indicatore di ciclabilità urbana. L’indicatore “modal split” misura il numero degli spostamenti effettuati in città con i separando quelli “sostenibili” fatti a piedi, in bici e con il mezzo pubblico da quelli “insostenibili” realizzati in auto e moto.
Così, a Parma ci sono più chilometri di piste ciclabili (87,1) rispetto a Bolzano (72,4), ma nel capoluogo altoatesino i percorsi ciclabili sono meglio integrati, incontrano meno barriere e più segnaletica, tanto da convincere molti più cittadini a montare in sella per spostarsi (29 contro 19).
Osservando il totale degli spostamenti sostenibili (piedi+bici+ TPL) rispetto a quelli insostenibili (auto+moto) si rileva che nonostante i suoi 73,6 km di piste ciclabili, a Brescia solo 6 spostamenti su 100 si fanno in bicicletta e complessivamente solo 29 spostamenti sono sostenibili contro 71 insostenibili. A Pesaro, invece, con 61,3 km di piste ciclabili, ben 28 spostamenti su 100 vengono fatti in bici e complessivamente 46 spostamenti su 100 sono sostenibili. Il “modal split”, insomma, descrive meglio la reale ciclabilità di una città perché considera fondamentale l’equilibrio e il grado d’integrazione tra le varie modalità di spostamento che si possono avere in un centro urbano.
Un’alta percentuale di spostamenti in bici va associata anche ad una alta percentuale di mobilità a piedi e con il trasporto pubblico, in modo da contenere la mobilità a motore. Bolzano con il 34% e Mestre con il 45%, ad esempio, mantengono la mobilità insostenibile al di sotto del 50%.
Città come Ferrara, Piacenza, Rimini, Prato, Parma e Reggio Emilia, hanno buone e discrete percentuali di spostamenti in bici, la pedonalità e il TPL sono ancora deboli rispetto all’accoppiata auto e moto che rimane elevata, tra il 59 e il 65 %. Per Fiab, Legambiente e Citta in Bici, la città ottimale ha almeno un 15% di spostamenti in bici e allo stesso tempo una mobilità in auto e moto minore del 50%.
Le associazioni concordano anche che misurare il “modal split” non è facile, ma molto utile per le amministrazioni a individuare azioni mirate: fatto in ambito comunale può, ad esempio indicare dove e come promuovere bici, pedonalità e TPL, mentre in ambito di bacino può servire a promuovere il TPL verso il capoluogo.
L’intermodalità è una chiave ideale per incentivare l’uso della bicicletta a scapito del mezzo a motore ma, anche se il processo in alcune città italiane è avviato, la situazione generale è ancora al palo. L’Italia dispone di 3.297,2 chilometri di piste ciclabili urbane, l’equivalente di sole 3 città europee (Stoccolma, Hannover e Helsinki) ed un terzo dei nostri capoluoghi non ha o ha solo brevissimi tratti di percorsi ciclabili.
E anche l’intermodalità è ancora un miraggio visto che solo 4 città su 104 prevedono una o più linee di trasporto pubblico locale dove è consentito portare biciclette, un permesso sporadico in pochissime altre e inesistente nel resto.
Ancora più nel dettaglio, l’esame delle migliori 30 città (cioè delle prime dieci tra le città grandi, tra le medie e tra le piccole, in base alla popolazione residente, sul totale dei capoluoghi di provincia) che hanno la dotazione più ricca di interventi per la ciclabilità ci dice che: sono ancora troppo poche le città dotate di un apposito piano (Biciplan), solo 15 su 30 città esaminate e 20 sul totale dei capoluoghi; i parcheggi di scambio con più di cento posti son presenti solo in 17 delle 30 città; solo 17 città su 30 hanno un’estensione della rete ciclabile superiore a 100 chilometri ; solo il 50% dei capoluoghi di provincia dichiara di conoscere il numero dei cicloparcheggi che ha da offrire ai ciclisti e solo in 38 casi sul totale questi hanno più di cento posti.
Ecco alcune eccellenze.
Tra le grandi città: i 15mila cicloparcheggi di Milano e la bicistazione di Padova da 900 posti. Tra le città medie: Reggio Emilia con 56 chilometri di zone 30 e 175 chilometri di rete ciclabile; la bicistazione di Parma da 3.400 posti; il 33% di Modal Split per le bici a Piacenza; il 27% di Modal Split per le auto di Bolzano a cui corrisponde meno del 29% per le bici; il 16% di Modal Split per il Tpl a Parma. Tra le città piccole: gli oltre 2.000 cicloparcheggi di Cremona; i 28 chilometri di zone 30 di Asti; il 28% di Modal Split per le bici a Biella; il 20% di Modal Split per le auto e lo stesso per il Tpl a Campobasso.
Fiab e Legambiente hanno già raccolto una grande mole di dati relativi a zone 20 e 30, pedibus, mobility manager scolastici, lunghezze delle strade a senso unico con eccezione per le bici, lunghezze delle corsie preferenziali TPL ove è consentito il transito delle biciclette, bike sharing e altro ancora. I dati raccolti saranno ora puntualmente verificati sul campo per valutare non solo la consistenza numerica di servizi e infrastrutture (prima di tutto le ciclabili) ma anche la loro qualità a partire dalla continuità della rete, la presenza di segnaletica orizzontale e verticale, l’illuminazione la pavimentazione, la larghezza e la direzione delle piste e se sono incrementate o promiscue con i pedoni.
Durante l’incontro di Bologna è stata lanciata ufficialmente la “Carta delle Città in Bici”, un documento di impegni che i Comuni sottoscrivono per promuovere la ciclabilità nelle proprie città attraverso interventi diretti in primo luogo all’interno delle singole amministrazioni. Iniziativa che prende spunto da uno studio dell’European Cyclists’ Federation secondo il quale solo investendo sulla bicicletta sarà possibile raggiungere gli obiettivi dell’UE previsti per il 2050 di riduzione del 60% delle emissioni nel settore dei trasporti.
Un altro obiettivo importantissimo è quello della sicurezza, tema su cui ora c’è grande attenzione come dimostra anche la recente proposta di legge trasversale, primo firmatario il Sen. Francesco Ferrante, che punta a rafforzare il quadro normativo e infrastrutturale per l’utenza su due ruote.
La giornata ha offerto l’occasione per presentare le buone pratiche sulla mobilità realizzate nelle città di Bologna, Reggio Emilia, Ferrara, Lodi, Trento, Modena, Padova, Venezia, Bolzano e Pesaro-Urbino.
Fonte: ufficio stampa Fiab nazionale