Mercoledì 25 aprile, a cavallo delle nostre biciclette, calcheremo i luoghi ed i percorsi che furono teatro delle uccisioni dei nazisti in fuga. Nel 1943 – 1945 fra Ceregnano e Villadose: la resistenza e l’eccidio. partenza da P.zza V. Emanuele II a Rovigo ore 14.30. Programma .pdfIl percorso complessivo è di 31 km, per tutti.
Si raccomanda la bicicletta in ordine e gonfia con camera d’aria di scorta.
Costi per assicurazione e spese organizzative: soci 2,50 euro; non soci 3 euro; under 14 – 50%.
Al rientro in città saremo ospiti della festa organizzata presso la Piazzetta Annonaria dall’Anpi Associazione Nazionale Partigiani di Rovigo con il contributo di altre Associazioni. Musica, letture, proiezioni, mostre ed altro.
Storicamente la bicicletta è sempre stata usata dai ceti popolari: per recarsi al lavoro, ma anche per attività politiche. Il generale Beccaris, durante i moti del maggio del 1898 a Milano vietò nella provincia di Milano la “circolazione delle Biciclette, Tricicli e Tandems e simili mezzi di locomozione”.
Anche durante l’occupazione, i nazifascisti tentarono di proibire l’uso della bicicletta perchè svolgeva un ruolo logistico e strategico per le azioni dei partigiani impegnati nella lotta di Liberazione.
Alla Resistenza presero parte, accanto ai combattenti partigiani, alle collegatrici e alle staffette, numerosi ciclisti: Bartali, Bevilacqua, Bottecchia, Ganna, Lorenzini, Martini, Pasotti, Pezzi, Romagnoli, Po, Zanelli, Zanzi e altri.
Nel dopoguerra, la bicicletta fu molto diffusa, specialmente nelle campagne. Per i braccianti era l’unico mezzo di locomozione. Era usato, oltre che per il lavoro, in occasione di scioperi e manifestazioni. Contro le biciclette, appoggiate nelle sponde dei fiumi, si accanivano con particolare durezza, schiacciandole e rendendole inutilizzabili, le camionette della polizia di Scelba.
Tratto da: Giannantoni F. e I. Paolucci, La bicicletta nella Resistenza 2007 Edizioni Arterigere, 12 euro.